ALDO LURCI

23 Maggio / 12 Giugno 2009

 

phtha locyanine blue

Non voglio dare certezze!
Questo ama ripetere molto spesso Aldo Lurci quando si riferisce alla proprie opere per le quali rifiuta interpretazioni univoche ed assolute e tanto meno una visione d’insieme legata al solo aspetto di un controllato rigore compositivo.
A guardar bene, infatti, le sue “mappe planimetriche”, le sue “ideali planimetrie dell’anima” svelano uno studiatissimo e rigoroso gioco di equilibri-instabili, dove elementi coloristici (sovente l’argento ed il blu di Prussia), e di forma, contrastandosi fra di loro, ci conducono lungo un percorso della linea assolutamente unificante e fluido sino a quando, però, non ci accorgiamo che, in realtà, niente di ciò che vediamo è pienamente o davvero anch’esso concluso in se stesso o in altre forme.
L’artista paragona il proprio “quadrato instabile” ad una sorta di “anello che non tiene” e, come per E. Montale, ravvisa in esso la metafora di un appiglio sicuro a cui far riferimento nel corso delle mille insicurezze della nostra esistenza. Lurci pensa al fondamento geometrico e teorico dal quale scaturiscono i suoi lavori (assolutamente meditati ed in cui nulla è lasciato al caso), come a delle regole compositive che corrispondono a delle verità grammaticali fatte, poi, per essere infrante con divagazioni e “divertimenti”. Troviamo, così, all’interno della tela la figura “totem” del quadrato che serve ad equilibrare gli spazi, ma la cui forma non è mai riferitacon esattezza di posizionamento al quadrato della tela che lo contiene.
Attorno ad esso, in punti chiave, appaiono elementi accentratori dello sguardo che servono a definire i piani di riferimento; così, la superficie instabile viene precisata dai rossi, dai blu, dai gialli ma anche dai verdi e dai viola; anche le lettere, così come i punti (geometrici) di colore servono per creare dei riferimenti spaziali oltre che dei segni e degli elementi di chiusura.
E’ in questa occasione espositiva che l’artista mostra, accanto alle tele di grande e medio formato, frutto delle sua ultima produzione pittorica, anche opere caratterizzate da una nuova preziosità di linguaggio tramite l’inserimento, sotto forma di collage, della foglia d’oro. In essa è nuovamente rintracciabile la condizione “pericolante” di un lento e suggestivo movimento spaziale puntualizzato e trattenuto da inserimenti di colore a margine del supporto grafico o pittorico.
Qui siamo in presenza di un linguaggio espressivo più silenzioso e ricco di incognite ma, del resto, per Aldo Lurci la pittura è uno strumento, una madalità espressiva non totalmente mai “raccontabile”.

Chiara Pezzano