DONATELLA IZZO

10 / 16 Luglio 2008

http://www.donatellaizzo.com/

 

Garze

Quelle a cui Donatella Izzo ci pone di fronte sono impressioni, immagini che sembrano provenire da un Impressionismo che trova, come era nella sua origine francese, un’aderenza totale alla realtà a cui si applica.
Il trattamento del supporto (una tela di stoffa elastica che deforma la foto contenuta al suo interno) fa emergere un’immagine corrosa, ma proprio per questo anima ed essenza della figura di partenza.
Ecco cha allora si stagliano sui fondi trattati con acidi e colori figure che ricordano per intensità emotiva certi esiti della pittura francese di fine ‘800: donne, colte nei loro momenti intimi, consueti, abitudinari, trattate anche con una certa spietatezza e senza risparmiare gli aspetti visivi anche più impietosi; figure femminili che si lavano, si pettinano, figure la cui materia pittorica, come nel caso della Izzo, è trattata in maniera quasi tattile.
Ciò che diviene importante è la percezione di un gesto compiuto da quel determinato corpo. Il viso è sottinteso, taciuto, la deformazione della figura e della materia pittorica ci conduce verso un’espressione intensa, carica di tensione emotiva. In questo processo di trasformazione della figura, la Izzo porta alle estreme conseguenze l’utilizzo del mezzo fotografico in senso espressivo e indaga così nuovi campi semantici che riguardano il corpo.
L’artista espone in mostra anche alcuni recenti lavori arricchiti dall’inserzione di garze. Ciò che rimaneva di cancellato, sottinteso, forse riconducibile ad una sofferenza, viene amorevolmente accudito in una dimensione di cura, guarigione e conseguente speranza che queste opere arrivano a trasmetterci.
Un percorso. Verso un altrove dove saremo accolti, una strada segnata fisicamente da sottili e impalpabili strisce di stoffa leggera.
Ognuno di noi  potrà essere condotto lungo un sentiero che le garze disegneranno nello spazio come un ipotetico percorso di purificazione e guarigione partito da un’ immagine carica di passioni interiori.

Fabrizia Bettazzi